Saturday, November 24, 2018

Maurizio: "Cinque minuti e poi" Press Review

Copyright TVZOOM, 2018

Il famigerato 1968 non è stato, contrariamente a quanto ci sembra di ricordare oggi, un anno di canzoni impegnate e di protesta; tutt’altro. In particolare quell’estate vide il dominio, nella “Hit Parade” presentata in radio da Lelio Luttazzi, di canzoni che parlavano d’amore. (...)

Cinque minuti e poi di Maurizio è arrivata al quarto posto della Hit parade 1968

Una spaccatura nella formazione aveva portato allo scioglimento il complesso dei New Dada, e Maurizio Arcieri, rinunciando al cognome, nel 1967 aveva intrapreso l’attività da solista. Dapprima aveva pubblicato qualche cover, poi la curiosa Il comizio (di Maurizio); ma è la partecipazione al Disco per l’Estate del 1968 che trasforma il bel Maurizio in un idolo delle ragazzine.

Cinque minuti e poi è la cronaca di un addio, scandita dal tempo che manca al decollo di un aereo: la melodia struggente, firmata da Arturo Prestipino e Guido Lamorgese; l’arrangiamento drammatico, un po’ alla Procol Harum, “sceneggiato” dall’inserimento del rumore di un jet; il testo abilmente costruito da Herbert Pagani, e la voce quasi piangente di Maurizio, fanno del disco uno dei grandi successi dell’estate 1968.

Il 45 giri entra in Hit Parade il 20 luglio, e ci rimane 16 settimane, ottenendo come miglior piazzamento un quarto posto: quanto basta per collocare Cinque minuti e poi al diciassettesimo posto fra le canzoni più vendute dell’anno, e farne il maggior successo di Maurizio Arcieri come solista.





Unheard-Of: Krisma – Fido Press Review


Copyright Globule, 2012

Here we have an unexpected nugget of new-wave styled italo-pop from 1983, by Krisma (aka Chrisma), a male/female synthpop duo by the names of Christina Moser and Maurizio Arcieri, fondly regarded in their native time and place (Italy, post-disco), but little-known stateside.


In addition to the human talent, the real star of this quirky LP is the venerable Casiotone MT-65, an entry-level PCM-based digital synthesizer introduced in 1982 (big brother to the MT-40, of “Under Me Sleng Teng” fame). In fact, the entire album is composed on the instrument, and it can be seen mugging on the LP’s back cover (with hand-wired expansion box). As one might expect, “Fido” is an in-depth exploration of its crispy crunchy sound palette.

Punchy bass, hissing snares, and pocket-caltulator leads are layered and post-processed into all manner of “light industrial” modes. Some melodic sing-song pop ditties , some chip-chopped rhythm-only tracks, and some dark Italo arpeggiations, with plenty of high-minded knob twiddling and external effects to keep things lively.

At times the envelope is pushed to borderline Detroit darkness, with flanged ‘hats and bass drum pummelling. Icy boy-girl vocals are the icing on the cake, delivered in phonetic English for a true International Feel. All in all, the closest touchstone to this album would have to be Roberto Cacciapaglia’s legendary “Anne Steele Album”, in terms of sheer technopop exuberance and Italo-futurist vision.

Buy Fido from Rubellan Remasters


Sunday, September 16, 2018

“Signori & signore, Maurizio Arcieri” - Press review

Da Spettakolo.it

di Glezos - 29 gennaio 2017

Cristina, ricordi com’era nata? Apri di colpo la porta agli Psycho Studios di Claudio Dentes in via Frascati a Milano senza bussare, io sto uscendo e per poco non facciamo un frontale. ‘Ciao, sono Cristina, c’è Maurizio?’. ‘Ciao, lo so che sei Cristina, si vede’, perché che tu sia la Cristina dei Chrisma (per me sempre senza K) è evidente anche a un topo cieco.

Maurizio Arcieri è arrivato in studio da una mezzora con Stefano, che ha co-arrangiato e co-prodotto Non ho denaro'’, ("Fido" negli USA, ndr) il vostro ultimo album che non esce da mesi, e non si capisce cosa ne vogliano fare i vostri discografici. Io e lui -Stefano- stiamo lavorando da altrettanti mesi a provini inutili, che nessuno vuole perché nessuno ci vuole. Così, nel vuoto del novembre 1988, ci chiedono se abbiamo voglia di suonare in un happening chiamato ‘Vox Populi’ al Notorius, pieno centro dalle parti di La Foppa. Mettiamo su in quattro e quattr’otto un’improbabile band di vintage rock’n’roll per l’occasione, voce-chitarra-basso-batteria, improbabile perché due di noi (non io e Stefano) il r’n’r non sanno nemmeno dove stia di casa. E’ un one-off, una band che vivrà una notte sola e solo per quattro-pezzi-quattro, poi chi s’è visto s’è visto e tanti saluti, si torna al vuoto. Idea.

“Chiediamo a Maurizio se viene a fare un’ospitata. Potremmo suonare un pezzo con lui”. E Maurizio viene eccome, persino alle prove. “Cazzo, datemi una chitarra che suono ‘Shakin’ All Over’ di Johnny Kidd, mi fa impazzire. E’ l’unico pezzo che so suonare”, poi imbraccia la Fender e la suona davvero. Tu ci raggiungi dopo in studio, e appena mi sbatti contro sulla porta ti dico: “Cristina, sono Glezos, il ragazzo di Eletttro”. E tu: “Occcazzo, Elektron maschio!!!”, e giù abbracci e baci. Perché voi Eletttro, la vostra sorellina punk che avete adottato nel 1978, la chiamavate così anche nel vostro pezzo –‘Gott Gott Elektron’.

Non era facile seguirvi agli inizi, né era comodo dichiararsi vostro fan. Ai tempi del sexy sound dei primi due singoli (‘Amore’ e il quasi hit ‘U’, 1976-77) a fare notizia era la tua abbacinante avvenenza e poco altro. Ricordi il passaggio alla finale del Festivalbar all’Arena di Verona? Il dibattito infuriava su ‘Novella 2000’: c’era o non c’era biancheria intima sotto il conturbante abito dell’ipersexy moglie del biondo dei New Dada“Conservatore!!!”,gridava qualcuno in platea quella sera a Maurizio. Mi piegavo in due dal ridere, ma la questione tornava fuori ogni volta: l’ex bello del beat che tenta di riciclarsi mandando al proscenio l’avvenentissima moglie. Tutto qui?

Tutt’altro. Il punk si era abbattuto su di noi, e voi l’avevate sposato con lo spirito che Caroline Coon aveva ascritto agli Ultravox nella sua famosa definizione, “fanno parte della New Wave perché lo vogliono”. Lo volevate anche voi. Dal tardo 1977 in poi c’erano stati i rapporti di vicinanza con bands emergenti –Trancefusion e altri contatti-, radio e fanzines (ci eravamo conosciuti in radio in una trasmissione realizzata dal team di ‘Pogo’, una delle primissime punk fanzines italiane). Poi qualche scaramuccia col pubblico di locali d’essai (Out Off, Milano) e supposte scene-madri a buonissimo mercato come il famoso finger-jobdal vivo, “ma guarda che non è vero che mi sono tagliato un dito, mica sono scemo”, rideva Maurizio nel suo modo più che contagioso.

Semplicemente, stampa e pubblico non parevano concedervi alcuna chance. Poi qualcosa era cambiato. “Mi ci vedi alla mia età a scimmiottare i Pistols?”, mi diceva Maurizio: sound e temi della virata new wave da mitteleuropa di ‘Chinese Restaurant’ avevano sistemato i binari e tutto poi era venuto da sè, da ‘Hybernation’ fino all’ Habemus Krisma di ‘Cathode Mamma’. I vostri Molti Baci avevano preso in contropiede i poppettari e l’industria discografica, privandovi di fatto di un più che probabile Numero Uno in classifica (“Cazzo, avevamo scoperto di essere primi ma non risultava da nessuna parte e la casa discografica ce l’aveva nascosto”, ci hai detto in più di un’occasione). Vi avevamo seguiti da vicino, soprattutto lei, Eletttro.

Che avete accolto nella vostra vita e nella votra casa con il calore e l’empatia che si riserva solo a chi va in assonanza sul serio: lei ragazzina, voi fratelli maggiori. Il successo da Top 10 non aveva avuto bis, ma chi se ne frega: la parabola inaugurata con ‘Iceberg’ riservava i suoi botti, dal quasi capolavoro di ‘Skyline’ a ‘Signorina’, il cui utilizzo come sigla di un brutto programma di Red Ronnie non detrae tuttora dallo status di uno dei brani più suggestivi mai apparsi in Italia. Poi la tv, le sperimentazioni, i brani registrati e mai usciti (ricordi la cover di ‘Je t’aime…moi non plus’ nello studio di Baldan?), il revival dei 5 Minuti e del Maurizio-anni-60, e il ritorno sul luogo del delitto.

Flash di immagini, serate e nottate, sempre con voi due insieme. Era bizzarro incontrare Maurizio o te separatamente, e le volte in cui è successo tutto sembrava campato per aria. La sua vivacità intellettuale, le sue fissazioni transitorie e la sua smania di uscire da ogni tipo di schema erano spesso fraintese per voglia di eccentricità a tutti i costi. Al di là della dolcezza, dello humour e della simpatia istintiva, di Maurizio a colpirmi erano i silenzi, soprattutto quelli non dettati da una giornata storta. Che gli facevano dire all’improvviso cose come “Ieri ho passato tutto il giorno immerso in una tristezza senza speranza. Poi stamattina mi sono svegliato, ho guardato fuori dalla finestra e il mondo mi sembrava appena creato”.

Cristina, in questi giorni penso spesso a quella serata al Notorius, il giorno dopo quell’incontro sulla porta allo Psycho. Anche se non volessi, queste righe scriverebbero da sole di quella notte. Saliamo sul palco, attacchiamo con ‘Maybellene’ di Chuck Berry, tutti sono survoltati e noi siamo basiti alla reazione del pubblico. Suoniamo i quattro-pezzi-quattro, poi arriva il momento. Maurizio si prepara tra le quinte. Prima di noi si è esibito Ricky Gianco, col quale abbiamo collaborato qualche anno prima. Prendo il microfono: “Questa sera abbiamo l’onore di chiudere il nostro primo e ultimo live con un grande ospite, l’unica vera rockstar che l’Italia abbia partorito…”. In platea, Ricky Gianco crede che mi stia riferendo a lui, e con un sorriso di autocompiacimento si alza e sale sul palco proprio mentre annuncio: “Signori & signore, Maurizio Arcieri”. 

Gianco resta di sale, Maurizio entra in scena e ci lanciamo in ‘Sick & Tired’ di Fats Domino, resa celebre in Italia dai suoi New Dada come ‘Non dirne più’. Tutti saltano dappertutto, Maurizio ride e poi ride ancora, ha guardato fuori dalla finestra e il mondo è fresco di creazione. Sicuramente lo è per noi, che presi alla sprovvista dalla domanda “Come si chiama la vostra band?” rispondiamo improvvisando:Ufo Piemontesi. Ieri notte uno di noi ha sognato che i marziani atterravano sotto casa sua parlando in dialetto piemontese”. Non immaginiamo nemmeno lontanamente che abbiamo iniziato un viaggio che ci porterà ai dischi, alla tv, agli stadi e a 524 volte dal vivo, dalle bettole allo Stadio Olimpico a Roma.

Quella sera non c’eri, Cristina. Eri rimasta a casa con l’influenza, e dopo il Notorius eravamo andati in un pub. Maurizio ti aveva telefonato in piena notte, era su di giri, rideva e ci aveva contagiati tutti, e ti avevamo gridato al telefono che mancavi solo tu. I pensieri mi battono nello stomaco, e adesso davvero mi sembra tutto campato per aria.


Un Nobel postumo per il carismatico Arcieri - Press review

Da L'Opinione delle Libertà, 4 febbraio 2015

di Giuseppe Mele


Il 23 febbraio 1978 il “Corsera” augurò, testuali parole, “l’eutanasia per il bene suo e di tutti noi” a Maurizio Arcieri, leader dei Krisma, dopo che il cantante si era tranciato con un rasoio l’indice della mano sinistra in una balera di Reggiolo, troncando la contestazione del pubblico zittito dagli schizzi di sangue. L’augurio “tranchant” non era in realtà dovuto alla follia del gesto quanto a qualcosa di ancora peggio per il giornalismo dell’epoca. Se era indigesta la conversione dell’ugola orecchiabile di “Cinque minuti” all’underground post rock, più inaccettabile era la sua nuova filosofia de “l’italianità del punk”. Ora che Arcieri se n’è andato a 73 anni, è partito un coro di elogi, meritato ma quasi fastidioso per l’evidente ipocrita insincerità.

L’occasione è buona per dare ragione alle idee del leader dei New Dada e dei Krisma. E per porsi qualche domanda sui destini tanto diversi vissuti tutt’oggi nello show business, per esempio dagli eterni Gianni Morandi e Raffaella Carrà e dall’isolato “Krismatico”. Ancora di più per chiedersi chi veramente, nell’area milanese varesotta, meritava il Nobel se Dario Fo, con la moglie Franca Rame, o piuttosto un Arcieri, con la moglie svizzera Christina Moser. I due, divisi da 15 anni di differenza risoltisi a vantaggio del più vecchio, non hanno carriere troppo diverse. I primi 10 anni del biondo Dario sono in Rai tra varietà e “Canzonissima”. Il decennio iniziale del biondissimo Maurizio è diviso tra gruppi beat, fotoromanzi e film leggeri incentrati sulla popolarità dei cantanti. Tra i due non c’è partita. Il cantante è nel ‘68 all’apice del consenso, il più bello in assoluto sulla scena, l’unico all’altezza delle popstar importate e dei David Bowie del momento. Gli impegnati potevano storcere la bocca sia davanti alle canzoni d’amore (le stesse, in italiano, dei Rolling Stones) che agli sketch “simil-Vianello”. Poi Dario e Maurizio sterzano. Il primo si butta in politica, satira impegnata di sinistra ed incomprensibile gramelot. Il secondo da Londra e New York diventa un antesignano del pop punk elettronico, destinato a dominare la scena nei decenni a seguire.

È l’epoca della musica ritmata afro giamaicana e dell’elettronica, più o meno dance. È il periodo in cui gli italiani per spopolare nelle disco si fanno passare da americani. Maurizio e la bella Moser, da sinceri naives non nascondono l’identità padan-alpina. Non si fanno passare da Depeche Mode latini. Ritessono il filo del mito tecnologico, onirico, tragico e vitalista della musica bianca tra l’evocazioni di “Ziggy Stardust” e la spietatezza dark e new age. Non sbracano, come gran parte degli altri gruppi della new wave italiana, sullo ziganismo terzomondista, su un piagnucoloso neopascolismo, o su un nostrano country. Non a caso sembrano i cattivi del “Novecento” di Bernardo Bertolucci o “futuristi 3.0”. Non inseguono vittimismi politico-sessuali, anzi elevano il sex pop a categoria artistica.

Ovviamente l’“establishment” culturale ha esaltato tutte le sfumature di errori e cantonate del Dario. E rifuggito neghittoso i pericolosi messaggi, neanche troppo subliminali, dei Krisma che trattano ostentatamente di tv e dei pappagalli trasformisti che abbaiano. La loro musica bianca, abbronzata a neve, esibizionista di forme e sesso, è italiana ed è punk, forma moderna di futurismo. Idolatrata in Giappone, qui finiva nei tuguri televisivi delle ultime trasmissioni kitsch. D’altronde Arcieri, da amico del popolo, non si vergognava di parlare dovunque e a tutti. Non aveva la furbizia e l’arte di chi, per testimoniare dell’eguaglianza tra gli uomini, ha bisogno di un palco ed una cattedra posti molto in alto. Ad Arcieri, vero interprete dell’innovazione e anticipatore del tempo di internet va un Nobel vero alla memoria, che risulterà meno fragile nel tempo di quelli burocratici.


Saturday, September 01, 2018

Krisma 'Fido' CD by Rubellan Remasters now available!!

CD available 8/31/2018 - Buy now

By the time of this 1983 release, Italian electronic duo Krisma had already made a name for themselves in Europe with a string of experimental albums (the first two under the name Chrisma) and a number of well received singles.
Consisting of married couple Christina Moser and Maurizio Arcieri, Krisma released their first full length U.S. release titled ‘Fido’, which includes the early MTV classic ‘Nothing To Do With The Dog’.
The album has been officially licensed from Warner Music Group and has been dynamically mastered from original master tapes for this first ever CD release.
The original 10 track album is now bolstered by numerous bonus tracks, including several songs from their 1982 import album ‘Clandestine Anticipation’, which were released as singles in the U.S., as well as a special 1983 re-recording of their 1980 European hit ‘Many Kisses’. (https://www.rubellanremasters.com/krisma)

Buy now



Track list:

1. Nothing To Do With The Dog
2. I'm Not In Love
3. I Must Know Your Name
4. Boys Drumming
5. Eye To Eye
6. Girls Drumming
7. Carefully
8. Find A Friend
9. Heroes Of The Sea
10. Everybody Drumming


Bonus Tracks:

11. Many Kisses
12. Miami
13. Water
14. Samora
15. Miami (Reprise)

Buy now


 

Biography - Records - Press & Memorabilia - Videos - Photos - Podcast - Links - Contacts - Newsletter - Live - Krisma News & Blog - Site Map

© 2011 Mind Lounge

Designed by MarXel