Sunday, November 16, 2014

Krisma: Clandestine Anticipation Review - Magazine not identified (1982)

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L'elettronica e i climi sintetici al servizio di una fantasia razionale, immaginifica, geometrica

Un nuovo disco del Krisma - che lo vogliano o no i loro detrattori - costituisce comunque una specie di avvenimento, dai risvolti positivi o negativi secondo i  rispettivi punti di vista, sul quale discutere.
Nel caso di questo ultimo LP, per esempio, vale la pena di riportare per intero cosa dicono i Krisma nel descriverne il sound: "Non più Il vicolo cieco del bip-tonga-klak in cui ad esempio sono caduti i Kraftwerk, ma usare l'elettronica senza venirne minimamente usati, non costruire più i pezzi a seconda della possibilità degli apparecchi ma ricercare nuove sonorità, creare nuove apparecchiature, inventare forme diverse di utilizzazione e di interconnessione in funzione di quello che si ha in mente, del risultato che si vuole ottenere".

Ora, se questa descrizione ci sembra calzare effettivamente a pennello per il sound del disco, ci sembra però anche che ciò che si imputa ai Kraftwerk (tra gli ispiratori diretti più riconoscibili dei Krisma) di non fare è proprio ciò che essi manifestamente fanno e, anzi, teorizzano pubblicamente - almeno dal 1978, ovvero con i due ultimi LP "The man-machine" e "Computer World". Così, ancora, mentre da un lato i Krisma asseriscono che con questo LP "finalmente siamo riusciti a uscire dal tunnel dell'elettronica", in una intervista lo stesso Maurizio dichiara che "Clandestine Anticipation" è stato tutto inciso con mezzi elettronici, non c'è nemmeno un suono naturale".

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